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Novembre, 2020Novembre 13, 2020

La Chiesa di S. Michele Arcangelo a Longara


Nell’alto Medioevo Longara era chiamata Policino a Sera, come il Trebbo ad est Policino a Mane. Queste zone paludose si estendevano di fianco al Reno e nelle stagioni piovose venivano sommerse dalle innondazioni.

Questo territorio, che si snoda alla sinistra del Reno, comprendeva le parrocchie di Sant’Andrea e San Michele Arcangelo, le quali nel 1438, per volere del cardinale Nicolò Albergati, furono unite in una sola, dedicata a San Michele Arcangelo.

Alla pianta originaria, Don Angelo Denutti nel 1661 fece aggiungere il campanile; nel 1758 Don Giovanni Battista Baroni, con semplici rulli e funi, spostò in avanti la facciata della chiesa di m. 7,98 per permettere a tutta la popolazione di assistere alle sacre funzioni. Il nipote Don Domenico Baroni, nel suo breve incarico (1760-63), anche lui architetto di vocazione, costruì l’ampia canonica.

L’immagine della chiesa appare per la prima volta in un disegno del 1847, in cui si nota la lunghezza della navata e la facciata con le nicchie vuote. Le due cappelle laterali e la ali laterali sono più basse del cornicione.

Nel 1886 Don Angelo Fioresi fece allargare il presbiterio, trasportandovi le cantorie e commissionò la costruzione di un grande coro al capomastro Ulisse Campeggi. Lo stesso arciprete neo 1907 – 1908 restaurò e completò la facciata della chiesa, innalzando le cappelle laterali a livello del cornicione; infine fece collocare le statue dei due patroni nelle nicchie ancora vuote.

Don Agostino Bonaga nel 1932 incaricò Carlo Baldi di dipingere l’interno della chiesa e di restaurare le scene pastorali settecentesche nella loggia e nella sala da pranzo della canonica.

In questa occasione aggiunse pure quadri e decori nuovi. In un dipinto nella sala da pranzo, reso nello stile  e nell’ambiente agreste del sette-ottocento, riportò la chiesa già restaurata; infatti nella facciata si notano le modifiche operate nel 1908 e si deduce che questa pittoresca immagine fu eseguita dal Baldi nello stesso 1932.

Don Tarcisio Minarini ha iniziato il suo ministero a Longara nel 1959 e ha fatto eseguire diversi lavori alla chiesa, tra cui la sistemazione del presbiterio secondo la riforma liturgica post conciliare e nel 1966 la cappella invernale, dedicata a San Vincenzo Ferreri.

Don Minarini, in un suo opuscolo distribuito il 20 settembre 1987 in occasione della prima messa solenne di Don Massimo Fabbri, ha fornito notizie interessanti sulle opere pittoriche conservate nella chiesa.

Nella sua cappella, c’è il Crocifisso del ‘700, ritenuto tra i più belli della Diocesi di Bologna dopo quello dei Servi. Nella parete accanto è collocato il quadro con la figura di S. Sebastiano Martire, attribuito ad Elisabetta Sirani (1638-1665). Il dolore fisico, che si avverte nella espressione naturalistica del busto, si sublima nel volto e nello sguardo del santo rivolto al cielo.

La Madonna del Rosario ha una sua storia interessante e riemersa da poco.
Causa l’umidità all’interno della chiesa, la statua settecentesca della B.V. si era ormai consunta.

Nel 1818 Don Giacomo Bartoletti commissionò per 100 scudi romani allo scultore Giacomo De Maria, allievo del Canova, due statue della Madonna con Bambino: una in carton cotto e con bei paramenti da esporre solo per le solennità e da portare in processione.; l’altra in terra cotta da lasciare nella nicchia per il resto dell’anno.
Don Guido Montagnini ha avvertito l’urgenza di promuovere i restauri alla chiesa e al campanile, assieme alla necessità di avere spazi per le attività ricreative e impianti sportivi per aggregare i giovani e l’intera comunità. Di recente è stato eseguito il restauro ai decori all’interno della chiesa e agli ovali, raffiguranti i 15 misteri del Rosario.

 
La Madonna e il Bambino in trono su una nube con ai piedi  San Michele Arcangelo e Sant’Andrea. La pala è del Gandolfi.
 
La chiesa di Longara in una litografia di Ottocento.
 
La chiesa di Longara come appare in un dipinto murale nella canonica.
 
Il Crocifisso del ‘700 dopo i restauri alla raggiera e alla statua del Cristo.
 
San Sebastiano Martire. 

La B.V. del Rosario in terra cotta scolpita da Giacomo De Maria. La statua esprime una solennità classica e una devota naturalezza, come il volto roseo del Bambino.

La Madonna del Rosario in carton cotto, attorniata dai 15 misteri, dipinti da Francesco Balugani in barrocchetto bolognese, nella seconda metà del ‘700.

La chiesa di Longara e gli edifici annessi dopo i restauri e gli ampliamenti.


CREDIT TESTI: Rino Battistini

CREDIT FOTO:
Foto Ghelli – figure: 1 – 8 – 10b – 37
Foto Studio Paride Venturelli – figure: 2 – 4 – 5 – 7 – 9 – 10 – 10a – 14 – 15 – 24 – 35 – 35a – 38 – 39 – 40 – 41 – 42
Salvatore Lumia – figure: 11 – 11a – 11b – 11c – 12 – 23 – 25 – 26 – 26a – 27 – 28 – 34
Franco Trentini – figure: 1a – 3 – 6 – 13 – 16 – 20 – 22 – 29 – 31 – 32 – 42 – 44 – 45 – 49 – 50
Tiziana Bertacci – figure: 30 – 33
Archivio Bassi – figure: 36
Archivio Donini – figure: 43 – 46 – 47 – 48

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