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Novembre, 2020Novembre 13, 2020

La Rotonda e la Chiesa di Sant’Elena in Sacerno


La dedicazione del territorio a Sant’Elena era già avvenuta nel 470 d.C., quando San Tertulliano, vescovo di Bologna, benedì un monastero con accanto un primo oratorio a cupola.

Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino che nel 313 concesse ai cristiani la libertà di culto, rinvenne a Gerusalemme la Vera Croce, accanto al sepolcro di Cristo, scoperto poco prima. In questo luogo, tra il 325-326, venne edificata la Basilica del Santo Sepolcro. I simboli della croce e della santa cupola, si diffusero in tutta la cristianità delle origini. Nel V secolo, qui a Sacerno, i monaci agostiniani eressero di fianco al loro convento un primo oratorio, con già le forme della Rotonda, che fu poi costruita dai Benedettini nel IX secolo, su modello dell’antico tempietto ormai cadente.
Nel secolo XI gli stessi Benedettini costruirono accanto alla Rotonda la  chiesa romanica. Di questa restano l’abside, alcuni decori e archi inglobati nei muri.

Attorno al 1300 la chiesa di Sant’Elena e i beni ad essa collegati passarono ai Servi di Maria, che eressero sopra alla Rotonda il campanile quadrato, conservando così questo antico spazio raccolto di devozione e di preghiera.

La chiesa attuale fu costruita nel 1730, con la navata più alta e la facciata in stile classico. Furono però abbattute le due absidi laterali e in parte manomessa quella centrale; inoltre fu perforata la cupola della stessa Rotonda, per salire con una scala a pioli nel campanile.
Fu il card. Carlo Oppizzoni, venuto nel 1835 in visita pastorale, ad accorgersi che la base cilindrica del campanile era un importante monumento storico ed artistico, obbligando di conseguenza la parrocchia alla sua conservazione.
Dopo lunghi progetti e discussioni: i parrocchiani infatti volevano costruire un nuovo campanile dalle fondamenta, si giunse nel 1893 al restauro del tempietto, che, per assicurare la possibilità di suonare le campane a doppio, venne cinto con due fasce di ferro.

Le due opere d’arte più significative sono la pala dedicata a Sant’Elena, dipinta da Giuseppe Cospi nel 1730 e la scultura in marmo, inserita nel paliotto dell’altare nella prima cappella a sinistra, con la figura di San Macario Abate.

Macario fu vicario di un prefetto ed aveva la cittadinanza romana, ma disgustato dal vivere del mondo, si ritirò a vita monastica in un luogo ermo e selvaggio lungo il Lavino, dedicandosi alla preghiera e alla carità. Fu dunque benedettino e visse a Sant’Elena prima del mille; inoltre fu considerato santo dai fedeli, che venivano a chiedergli grazie e conforto.
In seguito ad un’invasione degli Ungheri, le sue reliquie vennero portate in luogo sicuro, nella chiesa di San Sisto a Piacenza. I padri Serviti, gli dedicarono ugualmente un sarcofago di marmo, che nel 1730 fu trasformato nell’altare a lui dedicato.

 
Questi simboli originari sono ancora evidenti, osservando la facciata della chiesa. Nella foto si nota a sinistra la colonna con la croce, la Rotonda a cupola alla base del campanile, la figura di Sant’Elena nella formella sopra la porta.
 
L’abside della chiesaromanica, i segni degli interventi del 1730.
 
Il campanile con alla base la Rotonda, la chiesa di Sant’Elena di S. Cerno e il convento, in un disegno di Egnazio Danti del 1578.
 
La Rotonda e il campanile dopo il restauro storico del 1893 e quello del 1968, che ne ricostruì i decori su modello di un tratto originale.
 
Sant’Elena abbraccia la croce.

L’immagine di San Macario scolpita nella lastra di marmo bianco, inserita nel paliotto dell’altare. In mano regge il cartiglio con la scritta latina: Macarius Abbas e sotto Macarius vocor in Romana civitate natus. 

CREDIT TESTI: Rino Battistini

CREDIT FOTO:
Foto Ghelli – figure: 1 – 8 – 10b – 37
Foto Studio Paride Venturelli – figure: 2 – 4 – 5 – 7 – 9 – 10 – 10a – 14 – 15 – 24 – 35 – 35a – 38 – 39 – 40 – 41 – 42
Salvatore Lumia – figure: 11 – 11a – 11b – 11c – 12 – 23 – 25 – 26 – 26a – 27 – 28 – 34
Franco Trentini – figure: 1a – 3 – 6 – 13 – 16 – 20 – 22 – 29 – 31 – 32 – 42 – 44 – 45 – 49 – 50
Tiziana Bertacci – figure: 30 – 33
Archivio Bassi – figure: 36
Archivio Donini – figure: 43 – 46 – 47 – 48

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